Riciclare la plastica: la guida dettagliata!

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Fortunatamente, da qualche anno, grazie alla cultura e alle politiche di raccolta differenziata, la plastica, indubbiamente uno dei materiali più utilizzati al mondo per l’uso quotidiano di oggetti, utensili, parti di elettrodomestici, e per molto altro, può venire riciclata come “materia prima seconda“. Può sembrare una contraddizione, ma questa definizione vuol significare una materia prima non vergine, comunque riutilizzabile, tramite centri di selezione e riciclo.

Proviamo a seguirne il processo

Bottiglie di plastica riciclata

Tipologia di materiali plastici

Stiamo parlando di un materiale a noi notissimo ma che, forse non tutti sanno, si presenta sotto forma di diverse tipologie, riportate, con il proprio codice identificativo, sulla confezione di ogni oggetto. Eccole di seguito:
PET, PE (che comprende HDPE e LDPE), PVC, PP, PS, e il simbolo O (o il numero 7).

Più avanti, nel prossimo capitolo, specificheremo meglio la simbologia di ciascuno, sempre ben evidenziata su ogni prodotto di consumo.

Le due prime composizioni riguardano quelle riciclabili in maniera più semplice e, anche per questo, vengono infatti utilizzate per produrre imballaggi di prodotti alimentari di largo consumo. Non a caso, la plastica si definisce anche “realtà plurale”, essendo materiale composto da una grande varietà di polimeri, ognuno con proprie caratteristiche, campi di applicazione, proprietà ed usi. Ecco perché sarebbe sempre più corretto parlare di materie plastiche, pur se nell’uso corrente si preferisce la definizione singola.

Riciclare la plastica è un obbligo civile per ogni cittadino, al fine di evitare la dispersione di questi materiali nell’ambiente, non essendo biodegradabili: per responsabilizzarne il corretto smaltimento potrebbe bastare sapere che sono necessari 200 anni all’incirca perché una bottiglia o un comune sacchetto di plastica possano essere eliminati naturalmente!

Simbologia della plastica

Entriamo allora nel dettaglio, analizzando singolarmente i simboli di ciascuna delle tipologie, che consideriamo 7, essendo la seconda in elenco sdoppiata in due gruppi specifici.

Simbolo PET Simbolo PEHD Simbolo PVC Simbolo PEBD Simbolo PP Simbolo PS
  • PET (Polietilentereftalato), sempre individuato grazie alla sigla PET o con il numero 1
  • PE (Polietilene), che si suddivide in base alla consistenza: ad alta densità è indicato con le sigle
  • HDPE oppure PE-HD, mentre quello a bassa è identificabile con gli acronimi LDPE o PE-LD.
  • Ulteriormente, a livello di indicazione per il riciclo, possono essere indicati i numeri 2 o 02, per il primo, e 4, o 04, per il secondo
  • PVC (Polivinilcloruro), con il numero 3 racchiuso nel simbolo, forse il gruppo più diffuso
  • PP (Polipropilene), segnalato con il numero 5 o 05
  • PS (Polistirolo), identificato anche con il nr.6
  • Infine Il simbolo O o il numero 7, che, in maniera più generica, possono indicare, altre plastiche riciclabili, come Fibre di vetro, nylon, policarbonato.

Quali sono quelli riciclabili?

Cestino per ricicloDei materiali plastici elencati, in termine di recupero, tre sono le tipologie che prevedono migliori risultati ottenuti dalle operazioni di riciclaggio: si tratta di PET, PVC, PE. Come dicevamo all’inizio, negli stabilimenti in cui si effettuano tali procedimenti, da questi polimeri si possono ricavare materie prime secondarie, vale a dire aventi caratteristiche sia tecniche che chimiche molto simili alla plastica da cui derivano.

Da PET riciclato, per esempio, possiamo ottenere la fibra in “pile” o altre per imbottiture varie, nuovi contenitori (non per alimenti), ecc. Dalla rilavorazione del PVC si ottengono tubi, raccordi e altri prodotti per l’edilizia, mentre con il PE avremo nuovi contenitori per detersivi o saponi liquidi, sacchi per la spazzatura, pellicole per imballaggi, e molta dell’oggettistica di uso domestico.

E’ anche possibile un trattamento di materie plastiche di diverse tipologie ma lavorate contemporaneamente, in modo da ottenere una base eterogenea utilizzata per panche, arredi da esterno e giochi per parchi pubblici, recinzioni e persino cartellonistica stradale.

Una nota importante: per quanto riguarda il PET, è possibile il riciclo anche per realizzare bottiglie per acqua minerale e bibite analcoliche, ma soltanto con modalità stabilite dal Dm 113/2010, che consente l’uso di questo materiale riciclato nella produzione per uso alimentare, in deroga all’articolo 13 del Dm 21 marzo 1973, se contenuto al massimo nel 50 % sul totale della composizione.

Infine, è bene sapere che anche gli altri tipi di materie plastiche indicati, in realtà, possono essere riciclati, ma con costi economici rilevanti. Infatti, per esempio, per la plastica termoindurente, il processo di lavorazione può avere costi così elevati da essere superiori alla produzione di materiale ex novo. Il polipropilene, invece, si può riciclare non più di 3 volte, diventando in seguito inutilizzabile.

Procedimento di riciclaggio

Partendo, ovviamente, dalla base di una buona raccolta differenziata, la plastica viene portata negli impianti di selezione, dove viene macinata, lavata, separata da impurità, e ridotta in frammenti pronti per la lavorazione. Segue una suddivisione per tipologia e, quindi, per polimero, separando principalmente il PET e il PE di entrambe le consistenze.

A questo punto, inizia il processo di riciclo vero e proprio, che può essere meccanico o chimico. Nel primo caso, senza dubbio quello di uso più corrente, la plastica ottenuta dalla lavorazione preliminare consente di ottenere prodotti anche migliori di quelli di partenza se la base è omogenea. Nel procedimento chimico, applicato a livello industriale e meno comune, i polimeri della plastica iniziale vengono ridotti in scaglie, al fine di realizzare monomeri (materie prime) come in caso di nuovo prodotto.

La prima selezione avviene in un meccanismo rotante che separa le tipologie e le diverse dimensioni e successivamente, mediante lettori ottici, avviene una separazione anche a livello di colorazione, con dei soffi d’aria. In seguito, con una compressione, si formano imballi omogenei fra i diversi polimeri. La manodopera umana interviene a correggere eventuali errori delle macchine, come quelli del lettore ottico riguardo ai pigmenti delle bottiglie o eliminando, per esempio, giocattoli plastici, erroneamente compresi nella raccolta differenziata in quanto non riciclabili.

Cosa dobbiamo fare noi per riciclare la plastica

Una buona cultura del riciclaggio, inutile dirlo, inizia proprio fra le mura domestiche, con una corretta raccolta differenziata. Al termine dell’utilizzo di ogni contenitore, per esempio, dobbiamo avere l’accortezza di togliere i tappi e suddividerli a parte, a causa della loro diversa consistenza rispetto alla bottiglia.

Non solo: l’ideale sarebbe eliminare da bottiglie, barattoli, ecc, anche l’etichetta, nonché sciacquare, anche sommariamente, ogni contenitore, per poterlo raccogliere in maniera il più possibile pulita. Sappiamo poi che il modo ideale per eliminare il volume è pressare ogni bottiglia o altro: anche lo spazio ha il suo costo, sia a livello di trasporti che nei successivi processi di lavorazione. Ricordiamoci anche, dopo tutte queste attenzioni, di non sbagliare contenitore per la raccolta differenziata: sarebbe il colmo!

Infime, per i più “artistici”, c’è un ulteriore metodo di riciclaggio, che vede un modo indiretto e assolutamente personale di reinventare la plastica, tramite il riciclo creativo.

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